“Andar per grotte” – Progetto PON

L’Istituto Comprensivo “I. Svevo” di Fontanafredda (PN) ha realizzato dal 26 aprile al 15 maggio 2018 un progetto di applicazione della speleologia a scuola, quale azione di sostegno e motivazione diretta a 20 studenti della scuola Secondaria di Primo Grado caratterizzanti da particolari fragilità. Il progetto rientra nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze, ambienti per l’apprendimento 2014 – 2020” approvato con Decisione n. 9952 del 17 dicembre 2014 dalla Commissione Europea e vista la Nota del MIUR del 16 settembre 2016 n. 10862 “Progetti di inclusione sociale e lotta al disagio, nonché per garantire l’apertura delle scuole oltre l’orario scolastico sopratutto nelle aree a rischio e periferiche”. Per la realizzazione la scuola si avvalsa della preziosa collaborazione dei volontari del Club Alpino Italiano – Sezione di Pordenone facenti parte dell’Unione Speleologica Pordenonese e dell’Alpinismo Giovanile.

Il modulo si è articolato in sei incontri per un totale di 30 ore, di cui due a scuola, uno di apertura del progetto per la presentazione e uno di chiusura per la condivisione finale, dove sono stati mostrati i materiali e dati dei cenni di geologia; poi due incontri da tre ore ciascuno in palestra artificiale per sperimentare le tecniche di salita e discesa, l’uso dei nodi e delle corde; infine due incontri da 10 ore ciascuno sono stati svolti in due cavità semplici per fare capire le modalità di progressione ipogea. Le grotte scelte sono state in primis la grotta Battei a Pradis (PN), per la quale si ringrazia Concina Giorgio per la collaborazione, e poi il Buso della Rana a Vicenza. La prima uscita ha subito una modifica di programma causa il meteo avverso e invece di andare a Campone alla Grotta la Foos, si è deciso di svolgere solo metà esperienza in grotta e metà in visita alle Grotte turistiche di Pradis, che sono state aperte per noi in via eccezionale grazie alla collaborazione della guida dell’Ecomuseo di Lis Aganis. Quella giornata si poi è conclusa in visita al Museo Speleologico, aperto sempre grazie alla collaborazione dell’associazione locale che si occupa della sua gestione. La seconda uscita invece si è svolta come da programma e i ragazzi si sono divertiti a fare il giro delle marmitte sperimentando una grotta acquatica.

Applicare la speleologia a scuola dal punto di vista formativo aveva come scopo quello di sviluppare competenze civiche e sociali, quali la capacità di collaborare e partecipare, agire in modo responsabile e autonomo, che sono competenze chiave UE e di cittadinanza. In assolvimento a quelle che sono le direttive europee e ministeriali, il progetto si è quindi posto l’obiettivo di riduzione del fallimento formativo precoce, della dispersione scolastica e formativa; ha consentito agli studenti di valutare le proprie potenzialità in un contesto alternativo accrescendo la propria autostima e accettando i propri limiti; ha dato la possibilità ai ragazzi di imparare a gestire con attenzione il proprio corpo sottoponendosi a una disciplina sportiva complessa con indispensabili tecniche. L’ambiente grotta porta tutti sullo stesso piano e diventa fondamentale imparare a lavorare con gli altri fidandosi reciprocamente, sia che si tratti di coetanei che di adulti.

Le attività del progetto si son svolte grazie alla disponibilità di materiali e uomini della Sezione CAI di Pordenone presso la palestra artificiale in Ex Fiera di Pordenone sotto la coordinazione dei docenti della medesima scuola Barbara Grillo e Antonio Rati, che vigilavano sull’interazione dei ragazzi con questo nuovo mondo. Il progetto infatti prevede una fase preliminare di osservazione e una finale a chiusura realizzata per valutare gli effetti sul comportamento dei ragazzi. Si sono potuti apprezzare cambiamenti di atteggiamenti a scuola già da subito.

Considerato l’elevato numero di ragazzi, si era posto il problema di come gestirli in palestra. Il gemellaggio concordato con i volontari dell’Alpinismo Giovanile è stato estremamente funzionale: infatti i ragazzi sono stati divisi in due gruppi, metà era impegnato in palestra artificiale in salita e discesa su corda con tecniche speleologiche, metà era impegnato in sala Boulder. I due gruppi poi dopo una ora e mezza si invertivano. E’ stato un bel esempio di come due gruppi di volontari in seno allo stesso CAI possano lavorare in armonia e sinergia.

La formula del progetto cosi proposta ha avuto successo, l’entusiasmo è stato grande e quindi possiamo dirci soddisfatti, anche perché i ragazzi hanno chiesto di continuare e fare più uscite. Dal canto nostro speriamo, oltre ad aver dato strumenti per aumentare la propria autostima e fiducia, di poter raccogliere i frutti in un futuro con nuovi piccoli appassionati di montagna e speleologia.

Articolo e foto di Barbara Grillo